Sali a Baita   Do Re Mi
Fa
Sol
 


Di quel
che passa
si scrive,
si canta,
si balla.

Di quel
che resta
ci bastan
gli occhi.

 

28.1.05

 
M'involucro d'involuto

M'involucro d'involuto.
Aiuto.
Sono un uomo insoluto.
Stolto e infilzato in un involtino sempre più smorto.
Di me voglio un risorto senza il sostegno di due pali incrociati nel legno.
Ho smarrito il mio tempo scivolando via lento dal greto del mio secco credo nel vengo.
Non più certo fra l'incerto non so più cosa cerco.
Sto attento solo alle calorie del vento.
Che mai io sia raffermo, almeno quello.
Imbandito al traino del carretto mi piego al nervo di cui non provo sdegno.
Serve anche questo, sai, per vivere onesto.
E servo.

#

19.1.05

 
Mio padre oggi arriva che neanche è l’una.

Mio padre oggi arriva che neanche è l’una.
Mi trova seduto nella poltrona nuova davanti alla scrivania nuova del mio negozio nuovo ad addentare un panino al crudo. Stantito.
Nelle narici la plastica si fonde al grasso del bordo dell’affettato che lascio sul legno del trenta percento% dell’acconto della scrivania che ho in parte pagato.
Sabato alzerò la saracinesca che per ora nasconde le vetrofanie nuove e gli schermi al plasma che accoglieranno nuovi ordini in bit tradotti in merce da discount informatico.
Sulla vetrina mercoledì scorso avevo affisso un cartello con su scritto ‘stiamo arrivando’ e la sera avevo scelto quale antifurto avrei istallato due giorni dopo.
Nel mezzo l’epifania di giove mi svegliava di primo mattino con la voce del padrone che diceva:’hanno tentato di entrare’ e già confermava quel che era.
Le sirene dei cellulari a distanza di pochi passi portavano caschi a tifare Atalanta-Fiorentina ed io attendevo in questura il comandante per appuntare la mia prima denuncia di furto ancora prima della mia prima vendita.
Entrati dal retro, tagliato la griglia, sfondato la finestra, asportato del materiale tennologico.
Tecnologico, comandante, con la c.
Sulla vetrina venerdì scorso ho affisso un cartello con su scritto:’ci hanno preceduto’.
Subito dopo hanno finalmente montato l’antifurto ma nessuna delle sue opzioni elimina tutt’ora le mie insonnie.

Così oggi mio padre arriva che neanche è l’una.
Lascio il pranzo stantito accanto alla bottiglia d' acqua e lo accompagno sul retro.
Lui parcheggia il camioncino e scarichiamo la nuova grata di protezione.
Assorbe lo scasso, bestemmia in razziale.
Sto attento, non voglio sporcarmi e maneggio il ferro con cura per non rovinare il maglione.
Il bomber di papà se ne frega ed appoggia la ruggine sopra la polvere che rende grigi i suoi capelli.
Assieme la fissiamo davanti alla finestra e facciamo leva in un unico punto accavallandoci le mani.
Le sberle di mio padre facevano male.
Le estati in cantiere non erano il centro ricreativo in attesa di quale scuola superiore scegliere.
La mia fame di scrittura, diceva, non porterà mai a casa il pane.
Ed in fondo, quella era la sua casa e finchè stavo sotto quel tetto. Perciò.
Poi l’indipendenza, l’uscita fredda a ricordare i silenzi apparecchiati nelle tavole della mia crescita ed una lacrima che mi sarei aspettata materna ed invece.

Se ti serve qualcosa, Mike.
Non mi serve niente, Papà.

Ma
grazie
grazie di avermelo chiesto.


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10.1.05

 
Il primo risveglio.

Se non fosse per via delle sue fusa sarebbe un semplice sonno equidistante dal mondo e dal sogno ed invece quel musetto si accompagna sempre a quel sottofondo persistente ed allora che fai?
Osservi, dalla tua vista posata sul fianco sinistro tu guardi.
E mai ti stancheresti.
A volte capita che si rigiri all’improvviso e sorrida: quando due circostanze così avvengono insieme puoi anche scordarti la bellezza di una stella cadente.
Sei già infinitamente più in alto della volta celeste.
Silenzio.
Parla.
Ricorda sottovoce paure da sole oppure lei urla repressioni svelate dal buio.
Emerge una sua doppia se stessa sfuggevole alle persone di cui si circonda nel solito incedere.
A me è concesso di sapere le loro stesse cose, ma di saperle vere.
Dormisse con un estraneo questo fuggirebbe in cerca di sicurezze in esorcismo sgretolate, ma per me che ne sono il custode da sempre ogni timore urlato infranto dalla notte in quiete è tesoro da tramandare al mattino seguente, quando coscienti sono le sue labbra e forte è il suo abbraccio.
Ed allora l’intima distanza fra le lenzuola si modella fra le movenze del risveglio e tenta di incidere il suo segno destinato ad essere slavato dal percorso del giorno.
Riavvolgeremo la nostra tela in attesa di ritrovarci di nuovo insieme al calare della sera.
Avremo per certo ostacoli da elastico prima del pranzo ed inquietanti tentazioni da omuncoli prima del crepuscolo ma quando saremo di nuovo uno tutto questo sarà stato solo dilemma e spergiuro.
Perché animali sbatteremo le nostre code di paglia tra volontà in salsa di samba e fiducia da attingere all’evacuo sentimentale delle nostre latrine ma essendo anche anime uniche in barattoli di carne allora sapremo trascendere ed insieme accrescere in cerca di un futuro dove dare di nuovo vita all’uno.
Così continua qui attorno da sempre e per sempre in mille maniere diverse.
Ognuno è in cerca del suo futuro, palombaro del presente.
Per quanto mi riguarda mi dorme accanto e fa le fusa, il mio essere.

#

 

 

 
   


Pixel stretti:


   


Questo è
l'ultimo
inchiostro
mercantile
fresco di
sale e rime.


Qui ultimamente
sto in compagnia
di bella gente.

 

carta

Quest'altro
invece
è a spasso
per Santiago
con le prime
piume.



Il Pallone,
se sei così vecchio,
ora l'avresti perso.

Fortuna che,
come niente,
ora è tornato
tranquillo come sempre.

Se spulci
attento
già c'è l'eco
archiviato
di quel che ero.

Comunque
di certo
rimane solo
lo Sghembo,
ed è questo:

Home.

     
    Cerca che ti passa  
   
Vi lascio la punteggiatura, ma non nel mezzo: quello e' tutto fra la mia testa ed il blu.
Percio', nel caso vi piaccia per gloria o pecunia, almeno un grazie o una mancia rauca.
 
   
creativo